La scuola fa male! Questo è quello che sostiene James Marcus Bach (figlio del già noto Richard, autore del gabbiano Jonathan Livingston) nel suo primo libro, pubblicato in Italia recentemente da Sperling & Kupfer.

Come potete immaginare un titolo così mi ha incuriosito, soprattutto se comprato una sera di una fredda domenica invernale girovagando in libreria… Purtroppo, nonostante i buoni propositi dell’autore, il libro non è stato all’altezza delle mie aspettative.

Questo non vuol dire che non offra degli spunti di riflessione riguardo alla scuola e ai metodi di studio che l’autore ha sviluppato essendo un autodidatta (o quasi). Di sicuro fa riflettere come, almeno in America, non è più una novità che un ragazzo abbandoni la scuola per costruirsi da solo, anche con ottimi e soddisfacenti risultati.

“La scuola fa male quando diventa una prigione per il corpo e una gabbia per la mente. Le idee contano più dei titoli di studio”, scrive James Bach che, a quattordici anni, odiava la scuola, a sedici piantò il liceo, a venti era il più giovane manager della Apple e ora è un imprenditore di successo, docente in diverse università. Nonché orgoglioso padre di Oliver che, seguendo le sue orme, ha smesso di frequentare alle medie.

Se “il ragazzo non si impegna” forse è perché il percorso scolastico penalizza alcune abilità e inclinazioni, non sa adeguarsi ai cambiamenti della realtà, alle infinite possibilità di procurarsi informazioni, alla volatilità del mondo del lavoro. Quindi la scuola può essere un’esperienza educativa rilevante ma sostiene Bach, “se non vi soddisfa, andatevene”.

Se siete curiosi di scoprire chi è un bucaniere intellettualeforse non vi rimane che leggerlo! 🙂
Personalmente non credo che James Marcus sia un dislessico da quello che racconta, ma piuttosto un uomo che non è riuscito ad integrarsi, per una serie di motivi, nel sistema scolastico, un uomo con un’intelligenza brillante che non ha potuto risplendere a scuola, ma di sicuro lo sta facendo nella vita!

Un commento su “LA SCUOLA FA MALE. LO DICE J. M. BACH”

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