LA DISCALCULIA EVOLUTIVA

La discalculia evolutiva è una disabilità di origine congenita e di natura neuropsicologica che impedisce a soggetti intellettivamente normodotati di raggiungere adeguati livelli di rapidità e di correttezza in operazioni di calcolo ( calcolo a mente, anche molto semplice, algoritmo delle operazioni in colonna, immagazzinamento di fatti aritmetici come le tabelline), e di processamento numerico e numerazione avanti ed indietro, lettura e scrittura di numeri, giudizi di grandezza tra numeri. Dunque riguarda la parte esecutiva della matematica e ostacola quelle operazioni che normalmente, dopo un certo periodo di esercizio, tutti i bambini svolgono automaticamente, senza la necessità di particolari livelli attentivi.
La discalculia a volte può ostacolare l’efficienza del ragionamento aritmetico e del problem solving matematico (concetti matematici, soluzione di problemi), competenze che altrimenti sarebbero integre.


I soggetti con tale disabilità sono circa il 4% della popolazione scolastica. Molti esperimenti scientifici hanno messo in evidenza che i neonati, anche solo di un giorno, sono in grado di notare e di apprezzare i cambiamenti di numerosità 1-2 e 2-3. Ciò rivela l’esistenza di un modulo innato che consente di riconoscere la numerosità, di distinguere mutamenti di numerosità, di ordinare i numeri in base alle dimensioni. E’ sulla capacità di apprezzare la numerosità che si costruiscono tutte le competenze progressivamente più complesse nell’ambito dei numeri.
Si ha ragione di ritenere che la discalculia abbia la sua origine da una inefficienza congenita di tale modulo. Tutti noi possediamo nella nostra architettura mentale dei “serbatoi”, dei “magazzini”, dove è possibile codificare il risultato di semplici calcoli numerici; ciò consente di recuperare questi risultati in tempi brevissimi e soprattutto senza dover ogni volta eseguire operazioni di conteggio.
Bambini normalmente efficienti risolvono il calcolo 3×4 in tempi inferiori al secondo e senza dover ricorrere a forme di conteggio (3×1=3, 3×2=6 ecc.; oppure 3+3+3+3). Naturalmente questa abilità, che manca alla maggioranza dei bambini discalculici evolutivi, consente di svolgere il calcolo in automatico, senza il dispendio di energia attentiva, e quindi libera potenzialità a disposizione della parte concettuale e del problem solving. E’ soprattutto verso la fine della terza elementare che può essere più facile fare l’ipotesi che un bambino inefficiente nella parte esecutiva della matematica possa essere affetto da discalculia evolutiva.
Infatti è a questo punto del cammino scolastico che normalmente le operazioni di calcolo e di processamento numerico più elementari vengono svolte da tutti i bambini con elevati livelli di automatizzazione.
Si tratta di cogliere delle discrepanze: a fronte di una intelligenza adeguata in molte materie scolastiche ( spesso adeguata anche nel saper scegliere l’operazione necessaria alla soluzione del problema), si nota grande difficoltà nell’immagazzinare le tabelline o nell’eseguire semplici operazioni a mente senza l’uso delle dita o nell’enumerare correttamente all’indietro.
Spesso la discalculia evolutiva si manifesta solo con elevati livelli di lentezza nell’esecuzione di calcoli o di operazioni, il cui risultato è spesso corretto. In seconda elementare, sintomi precoci di un possibile disturbo discalculico possono essere:
significativa difficoltà ad enumerare all’indietro da 20 a 0, difficoltà nella lettura e scrittura dei numeri ad una cifra, difficoltà ad eseguire l’addizione di numeri in coppia ( 2+2, 3+3, 4+4, 5+5) ricorrendo al fatto aritmetico ( senza dover calcolare). In relazione all’elevato livello di comorbidità con la dislessia evolutiva a scuola l’individuazione di un rischio di discalculia può essere facilitata dalla compresenza dei fenomeni sopra descritti con lentezza e scorrettezza nella lettura, con la presenza di numerosi errori ortografici nella scrittura e con la presenza di disturbi della grafia ( grafia molto brutta o significativa lentezza nell’esecuzione del segno).
“…possibile che sia così testardo, possibile che dopo tanti giorni di scuola non distingua ancora una p da una b, una m da una n, una u da una n? Sembra che lo faccia apposta. Muove le mani, giocherella, si gira, guarda i compagni, dice di non riuscire a vedere bene alla lavagna, chiede di uscire. poi rientra e scrive in modo disordinato, un po’ su e un po’ giù, con lettere grandi grandi e altre piccole piccole, le gambine del corsivo tutte sbagliate, a destra dove devono essere a sinistra e a sinistra dove devono essere a destra, in su dove devono essere in giù. Che problema ci sarà mai a copiare, dicasi co-pia-re, una A di ape e anatra? Basta guardare alla lavagna, via. E dire che hai raccontato una bella storiellina, la storia dell’ape Anna, ma non è servito a niente, lui è svogliato, non pronuncia bene, non sta attento, non riesce a copiare, scrive disordinatamente, confonde le letterine. Ancora non riesce a leggere, non si sforza neppure di dare la risposta giusta quando gli chiedi di riconoscere le iniziali delle parole o parole in rima.
Hai parlato con la mamma, hai dato esercizi in più da fare a casa, per imparare, ma non c’è niente da fare. La mamma dice che lui si stanca presto, che si alza tante volte, che sembra quasi assonnato, stanchissimo. Che sia … troppo protetto? Pare sempre svogliato e si direbbe che non gli importi niente della scuola.
Sta diventando scostante, chiuso. Speriamo che non diventi anche turbolento…

dal libro La Dislessia raccontata agli insegnanti 1. Come riconoscerla. Come fare in classe, A.A.V.V., LibriLiberi, Firenze, 2002 – a cura della Associazione Italiana Dislessia

5 commenti su “LA DISCALCULIA”

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