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Alcuni genitori si chiedono come possono aiutare i loro figli dopo aver avuto la diagnosi.
Ciò che segue è il risultato elaborato da molti genitori nel corso degli anni.
 
1. Non sentitevi colpevoli. Voi non siete la causa della dislessia di vostro figlio e non avete potuto prevederlo.
 

2. Non incolpate nessun altro: il bambino, l’insegnante, l’altro genitore. La dislessia è un fatto della vita: accettatela e pensate alle cose positive che potete fare per affrontarla.
 
3. Parlate a vostro figlio e spiegategli come si manifesta e che cosa, insieme, potete fare per affrontarla e superarla.
 
4. Leggete a vostro figlio, più spesso e più a lungo che potete. Il bambino potrà:
¨       sviluppare un più vasto vocabolario
¨       udire parole pronunciate in modo appropriato
¨       imparare ad amare i libri
¨       conoscere i libri che i coetanei leggono
¨       apprezzare un’attività senza la pressione scolastica
 
5. Leggete con vostro figlio utilizzando “leggere insieme” (paired reading, vedi indice) è una magnifica tecnica che incoraggia la lettura per il piacere e per il significato.
 
6. Parlate con vostro figlio: di questo, di quello, di ogni cosa, parlate. La vita familiare è così impegnativa per i genitori che spesso manca il tempo per parlare con i figli. E’ molto importante rimanere in stretto contatto con i ragazzi dislessici perché la dislessia influenza anche la personalità, non solo il rendimento scolastico; il non essere come i coetanei crea dei problemi che vanno attentamente seguiti dai genitori.
    
7. Ascoltate vostro figlio. Imparate ad ascoltare ciò che dice e notate ciò che non dice. Notate il tono di voce per capire se ci sono cose che lo preoccupano. Fategli domande: “Cosa pensi di ciò?” “Come ti senti quando fai ciò?”.
 
8. Giocate con vostro figlio: scacchi, monopoli, memory, giochi di carte, shanghai. Tutti questi giochi sviluppano capacità di concentrazione, strategie, abilità di memoria, manualità fine e tanto altro. Con i bimbi più piccoli create rime, filastrocche, cantate. Non sottostimate mai il valore dell’apprendimento che ha un bambino stando con voi, guardandovi e copiandovi. I genitori sono gli insegnanti più importanti: l’insegnamento non è solo quello in cattedra!
 
9. Fate gite e andate a visitare gli amici con vostro figlio. Non dovete necessariamente portarlo nei musei per acculturarlo. Una passeggiata in campagna o sulla riva di un fiume può essere un’ottima esperienza di apprendimento. I nonni sono spesso un grande aiuto per i bimbi dislessici, essi hanno più tempo  per leggere loro dei libri, per ascoltarli e parlare.
 
10. Guardate la televisione con vostro figlio e commentate ciò che vedete.
 
11. Cercate delle affermazioni positive delle capacità del ragazzo ad esempio in campo sportivo, pittorico, musicale o quanto altro possa farlo sentire uguale o migliore dei coetanei.

 

4 commenti su “DISLESSIA: 11 CONSIGLI PER I GENITORI”

  • Sono un’insegnante di scuola paiirrma (specialista d’inglese) e ho avuto un’alunna certificata DSA per tre anni: il primo anno non ci sono stati grandi problemi; il secondo anno e8 stato quasi un disastro ho fatto tanti errori, ma ringrazio la mamma di questa alunna che mi ha fatto aprire gli occhi sul disagio che provano i ragazzi nel sentirsi impotenti nel fare alcune cose( nel mio caso la bambina non riusciva a discriminare alcuni suoni e aveva difficolte0 nella lingua scritta). Il terzo anno e8 andata molto bene, nel senso che ho visto la ragazza cambiare nei confronti della mia materia; partecipava nei dialoghi, era capace di intervenire appropriatamente, ma la sua difficolte0 rimaneva nella lingua scritta: completamento di frasi, copiatura dalla lavagna,memorizzazione dei numeri, giorni della settimana, mesi ..Quando e8 stato possibile ho evitato alla ragazza inutili stress modificando il lavoro ( es: numerare le frasi piuttosto che copiarle per intero), facendo dei test a risposta multipla, ecc .ma tutto cif2 non le ha evitato disagi in altre discipline. Spesso non faceva l’intervallo in cortile con gli altri ragazzi perche8 non aveva completato in tempo il lavoro di matematica in classe, oppure non aveva svolto il compito a casa, o non aveva il materiale ..Ora, nel mio caso, ho premiato la ragazza per il suo impegno e per i migliori risultati raggiunti,sentendomi anch’io molto gratificata, ma nella mia disciplina forse e8 pif9 facile che in matematica In conclusione, io desidererei avere una risposta concreta e non un attacco inutile e rabbioso di qualche genitore incattivito dalla propria frustrante esperienza, su che cosa noi insegnanti dobbiamo fare!!!!! Il sig. Norberto (una delle prime risposte) ha ragione : la scuola e8 povera di risorse materiali, ma soprattutto umane!!!Quindi, non potendo avere supporti tecnici come sintetizzatore vocale, correttore ortografico-perche8 c’e8 un computer in classe??!!a disposizione di un solo alunno, poi )non avendo personale insegnante per poter sdoppiare la classe e seguire adeguatamente il lavoro di ciascun alunno (perche8 se e8 vero che un ragazzo DSA per certe attivite0 ha bisogno di pif9 tempo , e8 anche vero che bisogna dare spazio agli altri alunni della classe).Desidero una risposta: cosa dobbiamo fare, su quale specchio arrampicare per salvaguardare il diritto allo studio e la gratificazione personale che da esso deve scaturire??Saluto tutti, Laura.

    • Ciao Laura, bella domanda! Vedi, al di là degli strumenti compensativi, mi sono sempre espressa a favore di una didattica inclusiva, che non significa per forza sdoppiare la classe, anzi, ma significa essere più attenti all’apprendimento dei ragazzi più che al nozionismo, ad incuriosirli più che ad ottenere precisi risultati sul registro di classe, ad attirare la loro attenzione e a dare diverse possibilità per approfondire un argomento, che non siano per forza legate alla lettura e alla scrittura.
      Buon lavoro!

  • La seguo sempre.Penso, da dislessica, che questo articolo sia molto bello e molto utile.
    Complimenti è davvero molto brava! Un caro saluto.
    Annalisa

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