Trovo molto vere e profonde le riflessioni che fa Anselmo Cioffi nel sito dell’ Associazione L’acuilone, di cui è presidente, nell’articolo Contraddizione dislessica:
“la dislessia può inserirsi come contraddizione nel sistema scuola, per far emergere i limiti e le carenze della didattica tradizionale, evidenziando quanto essa sia asfittica, rigida e poco malleabile alle trasformazioni e alle esigenze di conoscenza dei singoli.”

E ancora:
“Ancora oggi, nella maggior parte delle nostre scuole è egemone la convinzione per cui premio, punizione, sofferenza e sacrificio siano elemento essenziale per l’insegnamento e l’educazione scolastica. Convinzione di fatto avallata, per motivazioni tutt’altro che nobili, dalle altre istituzioni che sovraintendono al sistema scolastico.

Tutto questo deriva dal presupposto culturale che il dovere e il senso di responsabilità possono essere inculcati solo attraverso la costrizione. Mentre, è proprio questo tipo di medicina a rappresentare chiaramente il male che si pretenderebbe di curare.

Una società che non riesce a trasmettere con gioia e piacere il sapere e un senso esistenziale autentico, solidale e partecipato, che sia questo, si, veramente responsabile, è una società condannata al fallimento, triste e violenta, nella quale è la sopraffazione a regolare i meccanismi sociali ed economici.

Sbagliano quanti, genitori, insegnanti o istituzioni, credendo che il problema risieda solo nell’adozione o meno degli strumenti compensativi e dispensativi. E che, quindi, il dato tecnico, puramente meccanico sia sufficiente al superamento del problema. Certo, sono da elogiare quei soggetti che hanno compreso almeno l’importanza di simili strategie. Ma la natura del dislessico è da ricercare ben oltre l’uso dello strumento asettico, separato dai contenuti della didattica e del percorso educativo.

Capire quale sia l’universo del dislessico, vuol dire essere consapevoli del fatto che una didattica con contenuti precostituiti, cioè già pronta, da imporre come un prodotto preconfezionato e indiscutibile, è del tutto inutile all’apprendimento. Ma lo è solo per il dislessico?”

Vi invito ad aprire una discussione e a leggere tutto l’articolo di Anselmo, non ve ne pentirete!

8 commenti su “LA DISLESSIA COME MISURA DI UN NUOVO TIPO DI SCUOLA”

  • Rimane il problema di una società intera che crea disagio e del fatto che si pretende di curare il disagio senza mettere in discussione la società. La scuola è l’unico pezzo di società attraverso cui dobbiamo passare proprio tutti, ma si continua a pensarla come una nicchia, una cosa che riguarda gli addetti ai lavori e, eventualmente, le famiglie. E così non se ne viene fuori.
    Buona l’idea di metterla in discussione a partire dalla dislessia. Riprendo sul mio blog.

    • La questione dislessia dà la possibilità di affrontare il problema scuola a 360°. Aspetto le tue considerazioni sul tuo blog…

    • Sono d’accordo con te, Paolo. Affrontare i problemi in maniera settoriale e minimale, senza un coinvolgimento più complessivo sui grandi meccanismi sociali, evitando di farsi domande scomode, può anche andar bene per sbarcare il lunario… ma non cambia però la sostanza delle cose…
      Le famiglie, gli insegnanti e gli studenti sono gli attori principali del pianeta scuola. Ma la scuola proprio per il ruolo fondamentale che occupa nella società, necessita di un coinvolgimento globale… la formazione, la cultura, l’informazione dovrebbero essere patrimonio partecipato di tutti.. l’impoverimento della scuola a cui stiamo assistendo, voluto e perseguito per motivi ben noti, non prepara solo all’esclusione di vaste fasce di popolazione, ma allontana ancor più la possibilità di riaprire un dibattito su cosa siano effettivamente sapere e conoscenza e quali siano le dinamiche sulle quali andare ad agire per favorire la trasformazione in senso umanamente sostenibile, così come da me prospettato nell’articolo.
      Per questo ritengo che per noi dislessici sia giunto il momento della scelta, per un impegno non più solo difensivo dei diritti dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, non per rivendicare un’eccezione, ma per includere in questa eccezione i diritti di tutti gli studenti, perché la scuola è uno dei momenti essenziali dell’esistenza umana… di tutti…

  • Grazie Rossella per la tua segnalazione.
    Le mie riflessioni nascono dalla profonda osservazione di questi ultimi anni da genitore, innanzitutto. Ma non nego siano legate anche alla mia esperienza passata come studente. Studente che contestava l’istituzione scuola con radicalità e anche con molta ingenuità. Ma l’essenza dell’intuizione contenuta in quella contestazione era senz’altro giusta. Come a volte succede, il cerchio si chiude. E la mia scoperta del mondo della dislessia non ha fatto altro che dare peso e consolidare in maniera più concreta queste mie convinzioni.

    Anselmo

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