E’ di oggi la notizia, pubblicata su La Repubblica, che in Francia un gruppo di intellettuali ed educatori guidati da Daniel Pennac, ha promosso un manifesto nel quale chiede l’abolizione dei voti alle elementari. Il Nouvel Observateur lo ha pubblicato integralmente e in rete sono centinaia le adesioni di insegnanti e genitori. Il ministro Luc Chatel ha già risposto che il voto rimarrà, ma il manifesto vuole essere un modo per far parlare di bambini, di cultura, quella vera, di democrazia, ma soprattutto di Apprendimento.

In Italia, dove la Gelmini lo ha reintrodotto due anni fa, dopo trent’ anni, ci sono i sostenitori e i detrattori, come sempre, ma io preferisco andare a guardare come si comportano i paesi come la Finlandia, al primo posto nella classifiche europee sulla scuola, dove alle elementari si usano le faccine: sorriso o tristezza per informare sull’andamento scolastico.

E i nostri Don Lorenzo Milani e Maria Montessori, che hanno fatto, che avrebbero detto? Potremmo dire che la scuola di Don Milani era una scuola di campagna, ma proprio per questo meritevole di grande attenzione, perchè Don Lorenzo portò i suoi alunni ad un livello “pari” ai loro coetanei cittadini, essendo poi essi in grado di superare gli esami previsti per legge.

E Maria Montessori? Leggo nel sito di una scuola montessoriana che “non si danno compiti, né voti” e che “lo scambio di esperienze ed il confronto non competitivo permette il miglior apprendimento da parte degli allievi meno dotati o svantaggiati per altre loro caratteristiche e contemporaneamente sviluppa tramite l’affiancamento ed il supporto ai loro compagni, lo sviluppo ed il rafforzamento dei bambini con maggiori competenze.

E voi che ne pensate???

 

13 commenti su “DAGLI INTELLETTUALI FRANCESI IL “NO” AI VOTI NELLE SCUOLE ELEMENTARI”

  • Per me è stata grande la difficoltà di valutare una “persona” attraverso un numero. Gli studenti sono persone in crescita, ci sono obiettivi che si raggiungono con tempistiche e strategie diverse. Avrei preferito continuare a valutare attraverso una B gigante. Io e le mie colleghe non abbiamo rinunciato a Bene, Bravo/-a ma adesso siamo costrette a usare quello schema di valutazione che nella scuola elementare, a mio parere, è vergognoso, per non parlare dei confronti che si innescano tra i genitori oltre che tra i compagni… Il gioco della media matematica all’americana, non avrei mai voluto che irrompesse nella nostra cultura…
    Francesca

    • E’ peggio di quanto credessi, ascoltare la tua esperienza mi lascia davvero perplessa… Grazie!

  • Ciao… è la prima volta che arrivo in questo sito: complimenti! Penso che ci passerò spesso…
    Io sono stata fortunata con i mie due figli “grandi” (2^ e 4^ elementare) perché hanno maestre davvero bravissime, non tanto sulla didattica, quanto sull’idea del ruolo della scuola. Infatti i voti li mettono solo quando costrette, cioè in pagella, ma sui quaderni e nelle verifiche, oltre al numero di risposte esatte, piazzano ancora i vari “Bravo” e le faccine…
    E per fortuna che il dirigente scolastico ha le idee chiare pure lui in merito: appena reintrodotti i voti è rimasto basito e ha “sgridato” le maestre che in 1^ e 2^ elementare avevano messo 5… era davvero sconvolto: “Ma come si può solo pensare di mettere 5 a un bambino di 2^?!?”
    Quello che a me piace ancora meno dei voti sono i giudizi “standard” che le insegnanti sono costrette ad usare. Le frasi delle pagelle di mia figlia sono identiche ad ogni pagella… se almeno avessero lasciato libero quel giudizio ci sarebbe stata la possibilità di vedere il bambino in maniera più completa…
    Ciao!

    • In realtà, come sempre, basterebbe così poco, ma sembra che ci siamo abituati a complicare le cose pensando di semplificarle. Così è anche per i voti alle elementari.
      Grazie per il tuo commento!
      Ciao

  • Ho scoperto che nelle mie classi i bambini fanno confronti sui voti, perché a casa i genitori chiedono non solo quanto ha preso il proprio figlio, ma anche quanto hanno preso gli altri. Da insegnante non posso sempre sottrarmi dal dare una valutazione, altrimenti il genitore punta il dito, chiede su che base valuto e, nel caso in cui ce ne fosse bisogno, si sente tolta la possibilità di aiutare il figlio a migliorare, come se fosse necessaria la valutazione a rendersi conto dell’andamento del proprio figlio…peggio ancora a volte dover dare il richiamo del voto per far capire che la situazione necessita di un richiamo forte. In molti articoli ma anche nella scuola sembra che l’insegnante sia un essere percepito come fuori dalla realtà, io stessa non mi sento valutata come persona prima di tutto e come professionista: un giorno vengo portata sul palmo della mano, il giorno dopo non valgo niente, c’è la tendenza da parte di molti genitori a volersi sostituire e dire cosa io debba fare a livello didattico. A volte ci accorgiamo che girano delle voci sull’andamento generale della classe, confronti fatti tra bambini non si sa in base a cosa e con quale diritto. Senza fiducia si lavora male…

    • Grazie Francesca, mi rendo conto che il vs compito è delicatissimo: a metà fra i bambini e i loro genitori, per non parlare del rapporto con i colleghi, o no? 🙂

  • Altroché… ma in linea generale bisognerebbe ripristinare la realtà che siamo persone tutti, dai bambini ai genitori all’insegnante. Anche se il polverone sono in pochi a farlo, tanto basta a farti stare male. Abbiamo un giorno alla settimana a disposizione per chiarire tutto quello che un genitore vuole, ma le parole volano più facilmente fuori dal cancello oppure spesso veniamo fermate all’entrata o all’uscita. Un caso mi è capitato qualche giorno fa. Dopo aver chiesto a quel punto un appuntamento a quel genitore per parlare con calma e in sede più idonea, quel genitore ha cambiato versione varie volte e non ha accettato il colloquio. Io resto con i seguenti interrogativi: cosa vuole?ho sbagliato qualcosa?dove ho sbagliato?cosa mi vuole comunicare?
    Il rapporto con i bambini non è così complicato, almeno per me e le mie colleghe. La complicazione nasce se la percezione del genitore non è quella del figlio, gliela comunica e in classe il bambino può sentirsi diviso a metà o pensare che qualunque cosa succeda, la mamma e il papà mettono a posto l’insegnante…

    • Credo che tutto sia riconducibile alla mancanza di fiducia degli utenti, un pò in tutta la pubblica amministrazione. La scuola, in modo particolare, ne ha subito di più perchè ogni 3-5 sanni i è visto smantellare e “ricostruire”, secondo i politici di turno. Ma la scuola dovrebbe essere super partes, si ha a che fare con materiale umano, con i bambini, il nostro futuro!

  • Io respiro il clima di cui tu parli, Francesca, come genitore. Faccio parte del consiglio d’istituto e prima sono stata rappresentante di classe. Con le insegnanti della prima figlia è stato più facile perché una di loro è un’amica, un’altra è stata collega di mio suocero che (come suo padre) è stato maestro alle elementari. Ma quando il secondo è andato a scuola (e anche durante i consigli di istituto) ho percepito fortissimo il disagio delle insegnanti… quasi sempre sulla difensiva, in attesa di critiche e giudizi.
    A me dispiace moltissimo perché mi rendo conto di quanto possa essere difficile lavorare in questa situazione. Spesso sono pochi elementi in una classe (parlo di genitori) a destabilizzare il tutto: noi ne abbiamo una che ogni anno trova qualcosa su cui ridire e indice riunioni in casa sua, contattando, però, solo le mamme che sa che stanno dalla sua parte (quindi non io!).
    Non so se dipende dal fatto che anche mio padre era un dipendente statale (Polizia), oppure dal fatto che comunque i miei genitori sono persone intelligenti, comunque io ricordo che con la maestra mia e con quella di mio fratello i rapporti erano ottimi e noi abbiamo sempre imparato a rispettare questo lavoro così importante.
    E’ anche vero che ci sono degli elementi anche tra i tuoi colleghi che dovrebbero cambiare mestiere… Ma è così ovunque e se c’è un buon rapporto con gli altri maestri è più facile gestire anche queste situazioni.
    Hai la mia solidarietà!

  • Grazie,la mia è una situazione un po’ diversa, lavoro in una scuola privata, sia io che le mie colleghe abbiamo sempre rispettato i ritmi di tutti i bambini dando a tutti gli strumenti per andare avanti. Le critiche che mi sono state rivolte in passato e ultimamente sono state dettate dalla paura che la classe avesse un livello troppo basso, ignorando completamente lo sforzo didattico che è sempre stato fatto per andare incontro a bambini con dsa senza niente togliere agli altri. Se ne può parlare, è giusto chiarire ogni dubbio, ma in sede adeguata, senza pettegolezzi nascosti o agguati che piovono dal cielo. Mi trovo a insegnare italiano e altre materie in terza avendo solo 12 ore e in quinta solo 10. Anche questa decisione della dirigenza implica che in questi anni abbia raggiunto gli stessi obiettivi che normalmente un’insegnante raggiunge con un monte orario di gran lunga superiore. 10 ore tra italiano e inglese sono veramente ridicole. In questo momento sono molto stanca delle critiche basate sull’aria. La realtà è che almeno nella mia realtà esiste una grande fetta di persone che pretenderebbero dalla scuola la soluzione del figlio “bagaglio” da educare, intrattenere, renderlo autonomo a casa o liberarlo dai compiti perché io genitore non ce la faccio, il bambino deve fare palestra, io genitore ansioso ho paura che mio figlio non ce la faccia e la colpa è dell’insegnante… mentre ognuno sarebbe giusto che facesse la propria parte come è successo quando io ero alle elementare e come hanno fatto i nostri genitori se siamo stati fortunati.

  • nn più tardi di tre ore fa sono stata contattata da una mamma sul cellulare. aveva appena visto i voti del figlio sul registro elettronico. peccato che noi insegnanti nn riusciamo ad entrarci da 4 giorni e martedì abbiamo gli scrutini. era in preda allo sconforto xchè aveva visto un 5 di inglese, ed io (insegno matematica) a dirle che c’erano stati degli errori del sistema,ad esempio a me erano spariti tutte le votazioni di dicembre e tutti i voti delle verifiche quadrimestrali di gennaio erano transitati in un inesistente 2° trimestre…e mentre parlavo maledicevo questi stupidissimi voti ,voti che nn corrispondono a nulla ,voti che ingannano…eppure nn c’è modo di far passare questo semplicissimo pensiero..voti ad alunni di 1° primaria dopo quatrtro mesi ????sono 38 anni che insegno e nn ho mai creduto al voto,ma così va la storia

    • Ma così va la storia…. e non è giusto! Grazie Giovanna per la tua testimonianza di insegnante che non crede ai voti!

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