Ringrazio Linda Giannini per avermi dato l’opportunità di scrivere e pubblicare un articolo per Education.2.
Quattro “tipologie” di docenti e il loro diverso approccio con lo studente dislessico: l’esperienza di una logopedista.

In particolare mi viene chiesto di parlare di “dislessia e scuola”: cos’altro se no? Meglio: dislessia ed insegnanti, docenti, maestri. I contatti, diretti e non, che ho avuto e che ho tuttora con la classe docente, mi permettono di poter dire la mia sul difficile rapporto studente dislessico/docente.

Vorrei parlare della “tipologia” di docenti che conosco, non me la si voglia se per esemplificare farò una classificazione.

1° CASO: insegnante volenteroso di aiutare il bambino ma incerto sul da farsi, che ha delle vaghe informazioni su cosa sia la dislessia. In questo caso l’insegnante contatta i genitori e le figure specialistiche per ricevere delle informazioni più dettagliate sul disturbo. Non ha fatto della formazione specifica, ma aiuta il bambino con molto buon senso ed esperienza.

2° CASO: insegnante volenteroso di aiutare il bambino, ma aspetta che il genitore e gli specialisti gli dicano in maniera preconfezionata il da farsi. La domanda tipica è: cosa devo fare io? Questo docente risulta “bloccato”, pensando che ci siano delle cose “particolari” da fare con il ragazzo, non riesce a diversificare l’insegnamento.

3° CASO: insegnante formato e sensibile, pronto a mettersi nei panni del ragazzo, desideroso di collaborare con la famiglia e gli specialisti. Disponibile a partecipare a incontri e a formarsi per aumentare il suo sapere. Non ha soluzioni preconfezionate, né le cerca dagli altri, ma è pronto a mettersi in gioco ogni volta.

C’è purtroppo un 4° CASO, il più problematico e, direi, “disturbato”: il caso degli insegnanti che si oppongono alla diagnosi e che fanno di tutto per screditare il lavoro di genitori, insegnanti e la fatica dei bambini. Sono i casi più difficili, quelli per cui spesso i genitori gettano la spugna e decidono di far cambiare scuola ai loro figli, casi in cui gli specialisti, laddove sia possibile, sono “costretti” a intervenire per spiegare e tutelare lo studente dislessico.

Sono quei i casi in cui gli insegnanti, per una serie di motivi, non sono disposti a cambiare le loro idee e credono che il dislessico sia lì per screditare il loro lavoro, quindi, screditano quello degli altri. Sono docenti che, nella paura di essere attaccati, si difendono ancor prima che ciò accada.

Purtroppo sono i casi che producono danni importanti sia sulla personalità che sugli apprendimenti dei ragazzi dislessici, lasciando una ferita che, forse, solo negli anni potrà essere guarita, attraverso nuove e più gratificanti esperienze.

Mi auguro, allora, che in seguito alla recente approvazione della legge sulla dislessia un sempre maggior numero di docenti conosca tale problematica e sia attento a rendere la vita di questi ragazzi e delle loro famiglie più semplice e soddisfacente.

http://www.educationduepuntozero.it/

 

6 commenti su “IL RAPPORTO (DIFFICILE) TRA LO STUDENTE DISLESSICO E I DOCENTI”

  • a mio figlio son toccate due maestre del 4 tipo all elementari,nonostante due test fatti da personale competente con certificato A:S:L. HA avuto danni psicologici che sta superando grazie agli insegnanti delle medie.

  • ho urgente bisogno aiuto ho un ragazzo dislessico in terza media, finalmente sono riuscita a convincerlo a portare a scuola il computer prima si vergognava , a casa abbiamo i libri in formato digitale, sintesi vocale sul pc, cmapstools per le mappe concettuali ma ora io mi vedo persa,deve portare solo il pc per video scrittuta? o anche i libri digitali? che dovrà solo leggere? insomma aiutatemi a guidarlo almeno inizialmente con le cose che meno lo incasinano aspetto URGENTEMENTE risposta. P.S. cosa posso pretendere dagli insegnanti? nel senso che magari inizialmente questa cosa porterà un pò di scompiglio come mi consigliate di fare li devo informare che porterà il pc a scuola? spero di essere stata abbastanza chiara grazie

    • Ciao, è difficile poterti aiutare in modo indiretto e senza conoscere bene il ragazzo nè la scuola. Ti consiglio che chi segue il ragazzo (cioè chi vi ha consigliato l’uso del PC) vi dia i consigli del caso.

  • Trovo questo articolo particolarmente calzante. IL QUARTO CASO E’ QUELLO CHE IMPERA NELLE SCUOLE SUPERIORI.
    Mio figlio ha quasi 15 anni, frequenta il primo scientifico, e nonostante l’impegno nello studio a casa, supportato da persone sensibili e competenti, non viene assolutamente gratificato a scuola, ove le mortificazioni sono quasi quotidiane.
    Il Dirigente Scolastico mi ha chiesto perchè abbiamo scelto la sua scuola…e ha messo in discussione la diagnosi di uno Specialista di fama mondiale ( perchè privato). Non hanno neanche voluto protocollare la relazione diagnostica.
    Aspettano un certificato della ASL, ove la Dr.ssa riceve solo la mattina, e ha necessità di più incontri per rifare da capo, quanto è già stato messo in atto da uno Specialista che volontariamente ha lasciato l’Ospedale.Ormai manca poco più di un mese alla fine della Scuola, però, dopo che per 2 mesi hanno ignorato la segnalazione, ora addirittura colpevolizzano la famiglia , rea secondo loro, di aver perso tempo!
    Mi sembra che non è stato fatto nessun passo avanti……

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