Brano tratto da
AUTOPRESENTAZIONE
(mostra del libro italiano per l’infanzia e la gioventù: Monaco di Baviera, 1977)
 
…L’ideale sarebbero libri capaci di impegnare, divertire, sfidare, mettere in moto tutte le energie della personalità infantile così come riesce a fare un buon giocattolo. Chiarisco ancora: non vorrei mai che un bambino lasciasse la sua palla, o il suo pallone, per leggere un libro, ma che fosse così contento, così intero nella lettura come è contento e intero nel gioco.
 
Si può dire di più. Se il buon giocattolo è quello che chiede di essere superato, di servire da pretesto e trampolino per un gioco di cui il bambino stesso diventa protagonista e creatore, anche il buon libro non deve spegnersi all’ultima pagina: dopo la parola “fine” ci dev’essere spazio per il bambino che crea e inventa. Egli, a un certo punto, metterà da parte il libro e si accingerà a fare qualcosa che il libro gli ha suggerito (spesso senza saperlo). Questa non sarà una sconfitta per il libro, ma una vittoria: il giocattolo avrà cessato di essere tale per diventare vita, il libro apparterrà per sempre al vissuto, all’esperienza del bambino. In fin dei conti non vogliamo mica bambini al servizio dei libri, ma libri al servizio dei bambini.  
 

4 commenti su “GIANNI RODARI PARLA DEI LIBRI PER BAMBINI…”

  • Creare e inventare
    questo il fine di ogni buon libro, specie quelli dedicati ai bambini, per i quali lo studio dev’essere il gioco.
    Il bambino che si isola e non gioca, non sarà un buon lavoratore da grande.

  • Verissimo…………. il bambino a un certo punto, metterà da parte il libro e si accingerà a fare qualcosa che il libro gli ha suggerito (spesso senza saperlo). Il giocattolo avrà cessato di essere tale per diventare vita, il libro apparterrà per sempre al vissuto, all’esperienza del bambino.

  • Come non essere d’accordo con Gianni?
    Tante volte si scambiano i mezzi per i fini, con grave danno per l’EDUCARE. In tutti gli ambiti.
    Gianni Rodari aveva la medesima concezione maieutica dell’EDUCARE dell’Amico comune DANILO DOLCi, per il quale scrisse un saggio fondamentale sull’educare maieutico.
    Nella Bozza di MANIFESTo sull’EDUCARE Danilo sostiene che non è la tecnica a uccidere l’uomo ma l’uso che se ne fa.
    E il pensiero corre alla fissione dell’atomo, che anziché servire alla medicina, come avrebbero voluto i fisici, servì ai fautori della guerra che pensarono alla bomba atomica.

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