Una notizia inquietante o, perlomeno, nuova. Fino ad oggi era stato dimostrato che un font  “facile” (come Easy Reading, per esempio) potesse aiutare la lettura nei dislessici. Da ora in poi cambiano le carte in gioco: uno studio della Clifton College di Bristol pubblicato sul Journal of Educational Research e condotto su 275 studenti tra i 13 e i 16 anni, avrebbe dimostrato che i caratteri più difficili da leggere darebbero maggiori risultati con alunni affetti da dislessia.

In particolare, agli studenti di fisica e biologia è stata fatta leggere una slide con alcune informazioni su un corpo celeste. Per metà di loro la slide era scritta in Arial, per l’altra metà in un font ricco di “grazie”, quelle che affaticano la lettura, il Monotype Corsiva. Ebbene, a fine lezione (senza sapere che sarebbero stati interrogati su quella specifica slide), gli alunni dislessici che avevano letto in Monotype Corsiva hanno ricordato il 19% in più delle informazioni rispetto a quelli che avevano letto la slide in Arial.

Cosa significa? Secondo gli studiosi “leggere informazioni con un carattere meno leggibile innesca processi cognitivi più profondi, che aiutano lo studente nel ricordare ciò che ha letto con più facilità”. 

Quello che dovranno verificare nel tempo gli studiosi è quante di queste informazioni saranno ritenute e, soprattutto, da che punto in poi un font difficile da leggere diventa illeggibile.

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