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Oggi ho un ospite di eccezione che ha scritto qualcosa riguardo ai dislessici famosi, un regalo per la nuova edizione di Storie di straordinaria dislessia. Il mitico Giacomo Cutrera ci racconta qualcosa di sè in relazione a loro, i grandi dislessici di tutti i tempi. Giacomo è un giovane dislessico, laureato in informatica, che si impegna a favore dei ragazzi che hanno la sua stessa caratteristica. Grazie Giacomo!

Si parla spesso di dislessici famosi, di personaggi importanti, di modelli che sembrano distanti da noi. Io non sono un genio, non sono un grande fisico, un grande musicista o un grande scrittore. Io sono solo io e noi siamo solo noi. Perché parlare di loro? Che cosa c’entrano con me? Mi dovrebbero interessare solo perché sono dislessici? No, non è questo…

Mi interessa pensare a loro e immaginare come erano quando avevano la mia età. Non so se ci avete mai fatto caso, ma in ogni storia di un grande personaggio c’è sempre un soggetto scuro e abbastanza antipatico che si rivolge al nostro protagonista con parole tonanti e lapidarie: “Tu non diventerai mai …”. Parole che alla fine del racconto vengono sempre e prontamente smentite dalla forza dei fatti.

Io, nella mia storia, ho sentito innumerevoli volte quelle parole e ogni volta erano un pugno dritto nello stomaco, dritto nelle profondità del mio orgoglio. In quei momenti avrei voluto contraddirli e dimostrare loro il mio valore diventando ciò che era, ai loro occhi, impossibile: un grande scienziato, un musicista, un fisico, uno scrittore un matematico, un inventore. Avrei voluto diventare un Super-Tuttologo solo per essere la prova vivente del loro errore di giudizio.

Purtroppo mi resi conto prestissimo che mi sarebbero state necessarie almeno trenta vite per eccellere in tutti quei campi e che non avrei comunque ottenuto ciò che desideravo. Tutto ciò che desideravo era smontare quella frase stupida, ma purtroppo “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”. Anche quando ho raggiunto un primo traguardo i commenti sono stati desolanti “Si, tu sei tu, ma gli altri non sono come te!”. Siamo tutti diversi, questo è certo, ma non è questo il punto.

Quando ti dicono che non diventerai mai nessuno ricordati che questa frase l’hanno già detta a tutti i grandi della storia, e che hanno sempre avuto torto, ricordati che siamo una squadra. Io non dimostrerò mai che una persona che fa fatica a leggere le note può comunque diventare il più grande compositore di tutti i tempi, ma per fortuna qualcun altro lo ha già fatto al posto mio. Io oggi posso guardare alla storia, pensare ad Einstein e ai suoi problemi in matematica, pensare ai grandi inventori e ai loro problemi nel decodificare le lettere e ai grandi scrittori che, come me, sbagliavano le “H”, le virgole e gli accenti. Posso guardare con serenità a chi non ha avuto stima di me e dare al loro giudizio il giusto peso.

La rivalsa, questo è stato il primo punto che mi fece appassionare a coloro che, nel passato, hanno vissuto le mie stesse difficoltà, ma non fu solo questo desiderio a spingermi. Scrutando la realtà vedevo che il mondo è pieno di invenzioni, di scoperte e innovazioni; tutti noi calpestiamo delle strade che altri hanno costruito. Quelle strade sono un dono dal passato.

Quando ho scoperto la mia dislessia la mia vita è fortemente cambiata: cominciai a comprendere il perché di certi errori e iniziai a trovare strategie per affrontare le difficoltà scolastiche. Erano strategie che nessuno dei miei insegnanti mi avrebbe mai insegnato perché nessuno di loro era come me. Imparai da frasi sagge lasciate come perle preziose all’interno di racconti, musiche, spettacoli teatrali; quelle erano frasi che mi ricordavano di non mollare e di non lasciarmi ingannare da una realtà che ti vuole immobile nella disperazione, “Alzati” gridavano quelle frasi “Insegui i tuoi sogni” io l’ho fatto e sono stato felice.

Davanti a una vita che riprendeva il verso giusto avrei potuto mettere da parte il passato, lasciare in una scatola pesante e polverosa tutte le sofferenze che avevano appesantito il mio cuore, ma decisi di fare un passaggio diverso. Io volevo essere felice, ma desideravo che anche gli altri lo fossero. Desideravo che gli altri studenti non dovessero patire a scuola quella lunga serie di stupide ingiustizie senza senso dettate solo dall’ignoranza. Volevo lasciare uno scudo di forza e speranza a chi sarebbe venuto dopo; questo era l’ultimo tassello che avrebbe avuto il potere di trasformare la mia serenità in gioia.

Riguardando oggi a tutti i personaggi del passato non posso non pensare che anche loro fossero mossi dallo stesso spirito. Sono certo che in ognuno di loro vi era il desiderio di parlare direttamente con noi anche al costo di attraversare i secoli e tutto questo era solo per lanciare quel messaggio di forza e coraggio del quale abbiamo sempre, potentemente, bisogno.

3 commenti su “IL MESSAGGIO DEI GRANDI DISLESSICI DEL PASSATO”

  • Finalmente sento parlare di caratteristiche,rigusrdo la dislessia e non problematiche

  • Bellissimo l’ incoraggiamento che dai…. Solo una curiosità da sempre..come hanno fatto ha diagnosticare i grandi del passato quando è difficile ancora oggi?

    • Buonasera Silvana, i grandi del passato non hanno alcuna diagnosi. Si studia le loro biografie, la loro storia e si ipotizza che….

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