E’ cominciato il momento in cui l’opinione pubblica si divide: compiti per le vacanze: sì o no?
No, sicuramente no! Ma voglio anche spiegarvi perchè.
Italo Farnetani, pediatra di Milano, dal 2004 si batte contro i compiti delle vacanze e dice «Sono inutili, perfino dannosi per i ragazzi, e costosi per le famiglie. Inoltre quasi nessuno li controlla al rientro a scuola. Ecco perché quest’anno rivolgo un appello agli insegnanti alle prese con le ultime verifiche: non assegnate i compiti per le vacanze».
E poi: ha ancora senso obbligarli a scrivere diari delle giornate estive?
Meglio «“allenamenti” su tablet e smartphone: sono ideali per i nativi digitali, che già sui propri profili social raccontano agli amici gli eventi più divertenti della giornata. Non sarà faticoso farlo durante le ferie, e questo stimolerà le capacità descrittive e quelle di sintesi. Soprattutto non sarà un peso per i giovanissimi, ma un divertimento».
Per Farnetani, infatti, «i compiti sono una vera piaga: un obbligo assolto con poco entusiasmo dagli alunni, sempre su stimolo dei genitori, in un momento dell’anno in cui invece dovrebbero stare all’aperto, giocare, riscoprire la natura, le amicizie, la famiglia e persino la noia. Invece temi e problemi diventano un “tormentone” estivo per il 62% degli studenti, che se li centellina da giugno a settembre. Parliamo di 3 milioni 900 mila alunni, a cui davvero sembra che i compiti non finiscano mai».
Ma poi, a chi giovano i compiti delle vacanze? Come scritto sul sito di Genitori Democratici da Maurizio Parodi
“Gli studenti più astuti, volitivi, capaci esauriscono nei primi giorni tutti i compiti assegnati, dedicandosi poi con sollievo al godimento della meritata libertà.
I meno saggi, i più pigri, i più svogliati rinviano quotidianamente l’impegno, che in questo modo li assilla per tutta la durata delle agognate vacanze, «riducendosi agli ultimi giorni», durante i quali si impegnano in un tour de force che difficilmente esonera i familiari; quei genitori che li hanno tormentati durante tutto il periodo della vacanza (le urla e le suppliche che si intensificano con l’approssimarsi dell’inizio delle lezioni non risparmiano neppure le spiagge meno frequentate), tormentati a loro volta dalle magistrali ingiunzioni.
Però gli alunni, come i loro insegnanti, fanno finta che i compiti siano stati svolti diligentemente e con assiduità: uno splendido esempio (davvero formativo) di ipocrisia sociale.
Ahimè, questo è quello che succede soprattutto ai ragazzi con disturbo di apprendimento, che attendono con ansia l’estate per riposarsi e non pensare, almeno per un pò, ai loro problemi scolastici! Questo se sono fortunati… altri, ancora, hanno necessità di continuare il loro percorso terapeutico per cui, spesso, sospendono la logopedia solo per i giorni di vacanza reali (quelli in cui la famiglia parte) e durante le ferie del logopedista.
I bambini sono oberati di scuola e tanti altri impegni (catechismo, scout, musica, palestra…) e con loro gli adulti. Lasciamo che la vacanza diventi un momento di relax e di riscoperta del gioco in famiglia, a casa e fuori! E poi insegniamo ai nostri bambini che esiste anche la noia, che si può anche stare senza far niente, chissà, a guardare un cielo azzurro sdraiati su un prato o a godere della quotidianità del vivere, per esempio aiutare un genitore a fare le faccende domestiche.
Per i genitori che vogliono dare un messaggio ufficiale alla scuola, ecco la “dichiarazione del diritto alla vacanza” che trovate sempre nel sito di Genitori Democratici qui.
Se proprio non sapete cosa fare e volete qualche idea, vi consiglio questi tre libri:
ASSOLUTAMNTE NO