Un argomento che in Italia è ancora trascurato, visto il gender gap sul lavoro, è quello fra donne lavoratrici e dislessia. In Italia la normativa che prevede la tutela delle lavoratrici e lavoratori dislessici è la legge 25/2022, ancora agli albori per quanto riguarda la sua attuazione. Se pensiamo che le donne hanno bisogno di ancora maggior tutela in quanto lavoratrici, se poi sono anche dislessiche sono una minoranza dentro la minoranza.
Esse sono spesso già meno ricercate da un datore di lavoro per la possibilità di diventare o essere mamme, se poi devono dichiarare di essere dislessiche in una domanda di lavoro o per una promozione, il rischio è che lo stigma legato alla loro condizione possa essere visto come un “doppio svantaggio”. Questo le tutelerebbe sempre di meno, a svantaggio delle loro competenze e dei possibili risvolti sul lavoro.
Si è sempre pensato, inoltre, che nel genere femminile la percentuale di dislessia sia inferiore a quella nel genere maschile, ma gli studi sulle neurodivergenze stanno dimostrando che non è esattamente così.
Infatti quello che sta emergendo, a partire dagli studi sull’autismo, che tanti punti in comune ha con i Disturbi Specifici di Apprendimento, è che le bambine, le ragazze e le donne poi, siano più brave a mascherare e abbiano, quindi, più probabilità di compensare, nonostante sperimentino le stesse difficoltà dei loro coetanei in classe.
Se si pensa che fino a venti anni fa la diagnosi di dislessia era relativamente rara, era ancora più rara nelle ragazze e così gli studi si sono concentrati sulle persone di genere maschile.
Questo significa che oggi le donne dislessiche sono sottostimate, in termini di diagnosi di Neurodivergenza, e che ci sono molte donne lavoratrici che probabilmente sono dislessiche ma non lo sanno e potrebbero avere difficoltà nei loro ruoli lavorativi o avere dubbi sul proprio potenziale di carriera a causa della mancanza di conoscenza delle loro caratteristiche.
Interessanti questi sei punti (sintomi) riguardanti le lavoratrici dislessiche, che vengono riportati in un articolo su Linkedin.
- Sintomi di mascheramento: proprio come nelle ragazze in età scolare, le donne sembrano più propense a mascherare o minimizzare le difficoltà che hanno con la lettura in ambito lavorativo e cercano di trovare il modo di aggirarle, ad esempio prendendo in prestito appunti di colleghi o chiedendo chiarimenti di persona dei punti chiave ai loro collaboratori.
- Possono mostrare diversi modelli di disimpegno: i ragazzi e gli uomini potrebbero avere maggiori probabilità di lasciare il lavoro non svolto, mentre le donne potrebbero essere più propense a completarlo e consegnarlo, ma con uno standard inferiore o con parti omesse.
- Possono soffrire di ansia da lettura, ma si sentono come se faticassero a essere prese sul serio con alcuni datori di lavoro che interpretano come timidezza o anche solo disimpegno le donne che evitano di leggere ad alta voce.
- Ancora una volta, analogamente alle ragazze in età scolare, le donne dislessiche al lavoro potrebbero impegnarsi nel compensare, consegnando un contenuto o un’analisi a cui hanno chiaramente dedicato del tempo extra ad abbellirla per migliorarla, pensando che un datore di lavoro possa percepire una mancanza di impegno o di abilità.
- Potrebbero tendere a impegnarsi nell’iper-organizzazione. Cartelle, e-mail e pianificazione possono essere perfette e ben organizzate, ma la chiarezza e lo standard del lavoro potrebbero essere inferiore alle aspettative. È un modo conscio e inconscio di cercare di ordinare e classificare un’esperienza confusa e renderla rassicurante.
- La dislessia non riguarda sempre solo la lettura e la scrittura ma può avere un impatto anche sull’elaborazione delle informazioni uditive: le conversazioni potrebbero procedere un po’ troppo velocemente perché si possa prendere appunti, oppure le persone devono ripetere i loro punti più di una volta durante una telefonata.
Questi sono solo i primi spunti di un argomento che dovrà, negli anni a venire, avere maggiore attenzione e approfondimenti.