E se un bambino un giorno, passeggiando per i prati, alzasse lo sguardo al cielo e vedesse strane nuvole che assomigliano a qualcosa? E se desse poi un nome a quelle nuvole, chiamandole vocali?

E se una bambina un giorno uscisse di notte al fresco del deserto e, alzando lo sguardo al cielo, vedesse tante stelle che la invitano a contare fino a 10 e a cantare una ninna-nanna?

Leo e Tea, leggere e contare col naso all’insù.

L’idea di questo albo nasce dalla mia lunga esperienza nel campo dell’apprendimento della lettura e del linguaggio. Vorrei arrivare ai giovanissimi futuri lettori, destando curiosità e gettando le basi per la lettura, a partire dalle vocali.

Il testo è stato appositamente creato con delle connotazioni multisensoriali in modo che il riconoscimento delle vocali possa seguire un percorso visivo, uditivo e cinestetico (Montessori, Munari, Tullet). Andando avanti, il testo conduce verso una stimolazione uditivo-cinestetica, data dal puntare l’attenzione sul suono e sulla posizione della bocca nell’emissione delle vocali.

Com’è la A? Come la punta della montagna. Come si produce il suo suono: spalancando la bocca. A come? A come alberi che si muovono col vento!

Poi c’è Tea che impara a contare con le dita delle mani guardando le stelle. I bambini partono da questa importante tappa corporea per poi automatizzare l’abilità di contare.

Le allegre illustrazioni sono di Angelica Regni.

Le prove che derivano da studi comportamentali e neuroscientifici mostrano che quando le persone ricevono una formazione sui modi per percepire e rappresentare le proprie dita, migliorano nel farlo, il che porta a risultati migliori in matematica.

Più nello specifico, i ricercatori hanno scoperto che quando i bambini di 6 anni miglioravano la qualità della loro rappresentazione con le dita, miglioravano anche la conoscenza aritmetica, in particolare abilità come il conteggio e l’ordinamento dei numeri (Greenme). 

Ecco perché è così importante contare con le dita e, se necessario, continuare a farlo anche quando non si è più bambini.

Infatti, secondo le ricerche, impedire agli studenti di usare le dita potrebbe di fatto arrestare il loro sviluppo matematico. Le dita sono probabilmente uno dei nostri ausili visivi più utili e l’area delle dita che si trova nel nostro cervello viene utilizzata fino all’età adulta.

Leo e Tea, leggere e contare col naso all’insù, Ouverture Edizioni

 

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