Grazie a Barbara Alto per la recensione che ha pubblicato in rete 2 anni fa.
“Cogli l’attimo – la poesia a scuola e oltre”, il singolare libro di Rossella Grenci, edito da La Meridiana, è molto più che una guida didattica, come il sottotitolo “giochi per esprimere e trasformare le emozioni in versi” lascerebbe intuire.
Nell’universo letterario e saggistico il testo si colloca su una linea di confine e di sintesi che coglie il meglio dell’indagine tematica e la coniuga con l’estro e la fluidità letteraria, per cui la parte finale, quella delle proposte didattiche, risulta essere una conseguenza di tutto il discorso e, più ancora, un valore aggiunto.


Scarnificando, “Cogli l’attimo” è uno scritto dove la forza stringente dell’analisi e il fascino arioso dell’esemplificazione antologica conducono il lettore nell’universo misterico della poesia, del suo nascere e del suo farsi. E anche del suo disfarsi, perché è nell’anima del lettore che le parole si disfano per rigenerarsi e rinascere.
Seguendo questo percorso, si arriva a identificare la sua collocazione nella vita dell’individuo: nata da un bisogno di emozione, la poesia educa il cuore, affina la mente, rende acuto lo sguardo sul mondo, aiuta a scoprire i propri sentimenti. In questo senso dà un significato al nostro esistere, in sostanza, come è detto nel testo, “salva la vita”.
Si delinea, così, una concezione rivoluzionaria e profonda della poesia: non una evasione estetizzante, né un’astrazione metafisica, ma una lama affilata che penetra da parte a parte provocando una sorta di felicità dolorosa molto simile all’amore.
Alla componente ontologica ricca e pertinente di cui l’Autrice si serve per argomentare, aggiungerei a questo punto – ma solo per manifestare condivisione e sintonia – un pensiero che Cioran esprime nei suoi famosi Quaderni:
“Un libro deve scavare nelle piaghe, provocarne perfino… Deve costituire un pericolo… Chiamo poesia ciò che vi colpisce come un coltello nel cuore… Conta solo il libro piantato come un coltello nel cuore del lettore… “.
Sono quasi le stesse frasi che Kafka scritto nei suoi Diari una generazione prima.
E così Garcìa Lorca, nel commentare Neruda: “Un poeta più vicino alla morte che alla filosofia; più vicino al dolore che all’intelligenza; più vicino al sangue che all’inchiostro”.
Un mondo, un universo singolare e profondo consustanziato all’essere umano più di quanto non lo siano le scienze ed ogni altra forma di conoscenza.
E, tuttavia, la scuola quasi sempre si ostina a ignorare la forza propulsiva della poesia o quanto meno a mistificarne il valore riducendola a vuoto esercizio stilistico, nell’ossessione di un unico, inutile bisogno: quello di comprenderne il significato.
Ma la poesia non va capita, va sentita. È come una preghiera – ha ragione la Spaziani – ; è un momento di solitudine con se stessi, è liberazione dell’anima. Forse non è neppure “poiesis”, creazione, quanto rivelazione.
Ed è così che, dopo un’esaltante analisi che potremmo definire “poesia della poesia”, l’Autrice arriva a delineare una didattica del percorso poetico ricca di riflessioni e di spunti operativi.
Ma, paradossalmente, direi che queste pagine sono un di più, un regalo, un valore aggiunto perché è già scorrendo la parte saggistica del libro che il lettore – soprattutto se vive ed opera nel mondo della scuola – sente crescere e dilagare dentro di sé l’amore per la poesia.
E l’amore, si sa, è una realtà contagiosa.
Recensione di Barbara D’Alto

Un commento su “UNA RECENSIONE PREZIOSA!”

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