I bambini dislessici possono aver bisogno dello psicologo: vediamo perchè. Lo spiega molto bene la dottoressa Federica Mazzoli.

Spesso l’ambiente in cui vive il bambino può interpretare la lentezza nel leggere, la mancanza di concentrazione e la facile distraibilità come segnali di “svogliatezza” se non di “scarse doti intellettive”.
Ma non solo, sovente è il bambino che non riesce a spiegare a se stesso perché impiega più tempo degli altri nel leggere una paginetta, perché non riesce a risolvere operazioni che tutta (o quasi) la classe non ha problemi ad affrontare, perché non riesce a comprendere cosa richiede il testo di un problema di matematica ed, ancora, perché dopo aver studiato tutto il pomeriggio la lezione di storia ed averla ripetuta alla mamma arriva in classe e non apre bocca. “Sono stupido” ecco la risposta; e allora perché impegnarsi se tanto il risultato è lo stesso? Questo è uno dei molteplici modi in cui i nostri ragazzi possono reagire. Le condotte di evitamento, l’ansia da prestazione, comportamenti di chiusura o di opposizione possono differenziare i nostri ragazzi gli uni dagli altri; tale diversità, è utile sottolinearlo, può dipendere dall’interazione tra caratteristiche personali , ambiente e situazioni contingenti.

Pertanto, nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento gli aspetti relazionali ed emotivi sono spesso scompensati. Questo è ancora più tangibile in quei bambini particolarmente intelligenti (e quindi più sensibili) che subiscono un’entourage che nega il problema e che guarda esclusivamente al risultato “qui ed ora”.

I nostri ragazzini ogni giorno si confrontano con micromacro fallimenti scolastici; gli insuccessi ripetuti, insieme ad altre variabili che possono entrare in gioco (rapporto tra i pari compromesso, comportanti e credenze disfunzionali), contribuiscono ad abbassare l’autostima personale ed incentivano sentimenti di impotenza ad apprendere. Dare loro le abilità per essere in grado, giorno dopo giorno, di ottenere buoni risultati, di non perdere ogni confronto con i compagni di classe rappresenta il mezzo vincente per aiutarli a risollevarsi.

Esistono però situazioni particolari in cui un sostegno psicologico è inevitabile, ad esempio quando il sistema del bambino è troppo provato ed in associazione vi è un ambiente che non comprende le caratteristiche della psicopatologia. In questi casi un supporto psicologico mirato alla modificazione di comportamenti, emozioni e cognizioni disfunzionali avrà come primo obiettivo quello di creare un terreno favorevole intorno al bambino cambiando la percezione che insegnanti e genitori hanno di lui e della sua difficoltà specifica.

http://www.bambinonaturale.it/

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