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Nel marasma generale di questi ultimi tempi, in seguito anche all’uscita della legge 170 sulla dislessia, mi sono resa conto che vanno fatte delle precisazioni sulla figura del logopedista che, per quello che io ricordi (mi sono diplomata/laureata nel 1986), è stata la prima figura professionale ad interessarsi concretamente di DSA, quando anche gli psicologici che si occupavano di questo tema erano davvero pochissimi. Naturalmente in Italia le cose sono andate di pari passo con la sensibilizzazione al problema da parte dell’ AID, soprattutto all’inizio.

 

Infatti l’Associazione Italiana Dislessia è nata da un gruppo di psicologi e medici che avevano il problema in casa, cioè erano genitori di dislessici. Quindi le due cose si sono unite: specialisti e genitori, passando per una fase con prevalenza di specialisti, fino a tornare “in mano” ai genitori, perchè questo ne era lo spirito, non essendo un’associazione di categoria, ma essendo comunque un’Associazione aperta a specialisti (medici, psicologi, logopedisti), insegnanti e genitori, e articolandosi in tre Comitati che rappresentano le aree in cui è necessario operare.

 

Fatta questa premessa, riporto parte del documento che l’Associazione Logopedisti del Piemonte ha pubblicato nel 2008, proprio per fare chiarezza in merito. Il documento si intitola: L’intervento foniatrico-logopedico in Piemonte nei DSA e lo trovate cliccando qui.

 

A pagina 6 si legge: Competenze Tecnico Professionali nella presa in carico del DSA

 

Valutazione e bilancio nella clinica logopedica
Consiste nell’effettuare la ricognizione puntuale del disturbo evidenziando deficit e potenzialità del soggetto in ambito Linguistico, Cognitivo linguistico, Curriculare e di tutte le funzioni che influenzano tali aspetti (memoria, attenzione). Si avvale di strumenti standardizzati e si conclude con una sintesi di bilancio che permette di stilare il profilo attuale su cui si baserà l’eventuale piano di intervento.
Nello specifico, la valutazione logopedica prevede la somministrazione di test standardizzati e prove formali e informali come definito dal Protocollo Valutativo Logopedico (Guglielmino,
Manassero, Vernero, 2001) integrabile, in base alle evidenze cliniche rilevate dal logopedista, dal protocollo diagnostico proposto dall’Associazione Italiana Dislessia. Il bilancio, strettamente collegato alla valutazione foniatrica, è parte di un percorso diagnostico che richiede un’ attuazione in sinergia multiprofessionale e multidisciplinare come schematizzato nella seguente flow-chart (vedi testo originale).

Modalità
Il percorso valutativo inizia con il colloquio anamnestico, mirato a ricostruire il percorso evolutivo del paziente, con particolare attenzione allo sviluppo delle funzioni correlate all’apprendimento e dalla presenza di familiarità per il disturbo. Al termine del colloquio il logopedista comunica scopi,tempi e modalità di valutazione.
Segue la valutazione diretta con il paziente. In un una prima fase il logopedista propone una batteria di test di primo livello per una valutazione di orientamento rispetto ai parametri fondamentali del DSA. A questo scopo il logopedista valuta:
– la prestazionalità generale ( attraverso la valutazione delle funzioni corticali superiori correlate al deficit comunicativo)
– le competenze linguistiche verbali (prassiche, fonologiche, metafonologiche, lessicali,morfosintattiche, pragmatiche) in codifica e decodifica;
– le abilità di lettura e scrittura nei parametri indicativi di DSA
– le abilità percettive uditive, visuospaziali e prassiche.
In seguito alla valutazione di primo livello segue quella di secondo livello atta ad approfondire gli aspetti emersi come deficitari. In particolare vengono approfondite:
– le abilità di lettura e scrittura
– le abilità metafonologiche
– le abilità linguistiche
– le abilità visuo-spaziali
– le abilità percettive uditive
– le abilità motorio-prassiche
– l’attenzione
– le memorie verbali
– le memorie visuo-spaziali
Il percorso valutativo si conclude con il colloquio di rimando ai familiari ed al paziente stesso durante il quale il logopedista comunica l’andamento del bilancio logopedico e propone il successivo progetto di presa in carico.
Il logopedista monitora infine l’entità dei progressi attraverso rivalutazioni in itinere.

Cura e riabilitazione
Consiste nel pianificare ed effettuare interventi / trattamenti riabilitativi di cui siano definiti gli obiettivi e i tempi. Si intendono per “trattamento” anche dei percorsi individuali ad intensità variabile che possono avvalersi di collaborazioni di diverse professionalità o supporti esterni.
Il Percorso di trattamento prevede :
– Stesura del progetto di intervento
– Rimediazione, riabilitazione diretta (con il paziente)
– Rimediazione indiretta (con strutture e agenzie)
– Counselling o educazione terapeutica
Ogni passo di questo progetto si compie secondo modalità di relazione tra professionisti dellasalute, famiglia e paziente guidate da principi di chiarezza, trasparenza e coinvolgimento.
All’interno del progetto riabilitativo, il programma riabilitativo definisce le aree di intervento specifiche, gli obiettivi, i tempi e le modalità di erogazione degli interventi, gli operatori coinvolti e la verifica degli interventi, in particolare:
a) definisce le modalità della presa in carico da parte della struttura riabilitativa;
b) definisce gli interventi specifici durante il periodo di presa in carico;
c) individua ed include gli obiettivi da raggiungere previsti nel programma e li aggiorna nel tempo;
d) definisce modalità e tempi di erogazione delle singole prestazioni previste negli stessi interventi;
e) definisce le misure di esito appropriate per la valutazione degli interventi, l’esito atteso in base a tali misure ed il tempo di verifica del raggiungimento di un dato esito;
f) individua i singoli operatori coinvolti negli interventi e ne definisce il relativo impegno, nel rispetto delle relative responsabilità professionali;
g) viene puntualmente verificato ed aggiornato periodicamente durante il periodo di presa incarico;
h) costituisce un elemento di verifica del progetto riabilitativo.
Nello specifico dei DSA l’obiettivo dell’agire logopedico consiste nel modificare in senso positivo i possibili tipi di prognosi e si concretizza attraverso interventi:
preventivi (allenamenti specifici in soggetti a rischio);
abilitativi (acquisizione di competenze non possedute dal soggetto);
compensativi (padronanza di strumenti vicarianti abilità deficitarie);
dispensativi (esonero da alcune prestazioni).

Indicazioni generali al trattamento:
Il trattamento logopedico si basa su un modello chiaro e su evidenze scientifiche. La scelta del programma di intervento dipende dal profilo individuale scaturito dal bilancio. In generale il logopedista si basa sui seguenti assunti:
il trattamento per essere efficace deve migliorare l’evoluzione del processo più della sua evoluzione naturale attesa;
il trattamento va regolato sulla base dell’effettiva efficacia dimostrabile;
il trattamento deve essere erogato quanto più precocemente possibile tenendo conto del profilo scaturito dalla diagnosi;
il trattamento va interrotto quando il suo effetto non sposta la prognosi naturale del disturbo.

Metodi e Modalità di Trattamento
Il trattamento prevede sedute individuali e/o di gruppo finalizzate all’allenamento delle funzioni risultate deficitarie avvalendosi del supporto di strumenti e ausili vari: dai più semplici vs informatici.
Il percorso può essere gestito in modo continuativo o a sessioni, caratterizzate da periodi di trattamento diretto intervallati da periodi di pausa. In ogni caso la durata è variabile e dipende dal profilo individuale oltre che dai risultati raggiunti.
Di fondamentale importanza è il coinvolgimento attivo dei care givers nella gestione degli allenamenti a domicilio.

Strumenti Compensativi e/o Dispensativi
Sulla base del profilo individuale, della presa in carico e del progetto riabilitativo il logopedista valuterà, in stretta collaborazione con i docenti, l’opportunità di abilitare il soggetto all’uso di strumenti compensativi e/o dispensativi definendo gli ambiti di utilizzo di tali strumenti (riferimento
legislativo Prot. n°. 4099/A/4 del 5.10.2004, Ufficio IV MIUR).

Counselling / Educazione Terapeutica
Realizza una relazione di aiuto atta a sostenere la persona assistita, definire un progetto educativo efficiente ed efficace, istruire la persona assistita e i famigliari ad apprendere abilità di autocura e recupero funzionale, valutare il bisogno educativo della persona assistita e della famiglia, valutare in itinere l’aderenza al progetto educativo.

Questo tipo di intervento costituisce e definisce le caratteristiche del counseling la cui area di intervento si colloca in una posizione intermedia tra la formazione – educazione ( per favorire la crescita di competenze) e l’area clinica ( per favorire il cambiamento).
Nel caso di DSA i programmi di rimediazione stanno proprio in quest’area ed in molti casi il concetto di counseling coincide proprio con il programma di rimediazione.
Il counseling logopedico deve tener conto, inoltre, di alcune condizioni caratteristiche:
1. l’età scolare del soggetto che ha spesso consapevolezza del disturbo e diventa egli stesso effettivo utente del counseling;
2. la presenza di altre figure professionali sia sanitarie, che educative, che scolastiche.
Il counseling non va inteso quindi come un’elargizione di suggerimenti da intendersi come risolutivi, ma piuttosto come una attivazione di risorse che il soggetto, la sua famiglia e altre figure educative e scolastiche non riescono a recuperare in quel momento.

Prevenzione
Si intendono quegli interventi finalizzati ad evitare l’instaurarsi di condizioni che possono avere conseguenze negative e peggiorative del quadro di disturbo.
Nell’ambito dei disturbi specifici dell’apprendimento è possibile individuare marker precoci in modo da intervenire tempestivamente ed indirizzare al meglio gli apprendimenti curriculari
A tal fine il logopedista può:
eseguire screening per l’individuazione precoce dei soggetti a rischio all’interno della scuola d’infanzia e di quella primaria;
valutare i prerequisiti all’apprendimento in soggetti a rischio per comorbilità con altri quadri sindromici (come nel caso dei Disturbi Specifici di Linguaggio);
intervenire direttamente sui DSA per evitare l’istaurarsi di condizioni che possono avere conseguenze negative e peggiorative del quadro di disturbo.
Nonostante sia prematuro fare diagnosi conclamata di dislessia, disgrafia prima della seconda primaria e discalculia prima della terza primaria, è possibile, già alla fine della I elementare o all’inizio della seconda elementare porre il forte sospetto diagnostico di rischio di DSA.
Il logopedista, quindi, partecipa e supervisiona attività di screening degli indicatori di rischio in collaborazione con insegnanti. Questi interventi richiedono percorsi di formazione e di costruzione condivisa di strumenti che permettano ai docenti il riconoscimento e l’individuazione di indicatori
di rischio al fine di favorire l’ ottimale sviluppo delle competenze implicate nell’apprendimento della letto-scrittura e del calcolo.

Consulenza
Fornisce un parere tecnico esperto identificando correttamente l’ambito in cui la consulenza è attinente ed utilizza strumenti e linguaggi specifici al tipo di settore in cui è richiesta. Può essere rivolta al paziente stesso, a familiari, ad altre figure professionali sanitarie e non (insegnanti, educatori, altri professionisti…).

Attività di studio e ricerca applicata all’attività clinica
Il logopedista effettua ricerche / revisioni bibliografiche; collabora ad attività di studio e di ricerca elaborando modelli teorici e proposte terapeutiche volte al miglioramento qualitativo.

 

 

 

2 commenti su “IL RUOLO DEL LOGOPEDISTA NEI DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO”

  • Nel caso in cui il ragazzino viene certificato in prima media (causa ignoranza e menefreghismo degli insegnanti), viene abbandonato a se stesso!!! “si sei dislessico! ! Arrangiati! Sei troppo grande!!!” A NOI È SUCCESSO COSÌ! !!

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