C’era molta attesa ieri sera per la fiction A fari spenti nella notte. Notizie confuse, all’inizio, riportavano che fosse tratto dal libro di Ugo Pirro: Mio figlio non sa leggere. Leggendo la trama, invece, si è fatta chiarezza: il film trattava anche della dislessia, ma ciò che l’aveva correlato ad Ugo Pirro è che lo sceneggiatore era Umberto, proprio il figlio di Pirro.
Nonostante fossi un pò scettica il film mi è piaciuto moltissimo per una serie di motivi.
Finalmente una trama convincente, interpretazioni brillanti dei giovani attori… e il tema dislessia trattato in modo nuovo, senza retorica. Naturalmente molte delle vicende legate alla dislessia erano autobiografiche.
Il protagonista del film, che per un incidente di moto perde la memoria, deve fare i conti con il trauma antico legato alla sua dislessia e ai ricordi infantili (e qui ritorna in causa il libro di Pirro). Un trauma mai superato che gli condiziona la vita, compreso il rapporto di ostilità col padre, il quale non aveva mai accettato questa sua “diversità”.
L’attore è molto credibile, nel suo ruolo di traumatizzato che è in balìa di una donna che dice di essere la moglie. I flash del passato non sono chiarissimi se non si conosce il libro e le “cure” che, una volta, si usavano per “guarire” la dislessia. Infatti, le luci che Stefano, il protagonista, vede nei suoi ricordi, sono quelle delle torce che il padre usava per aiutarlo a migliorare la coordinazione oculare, quando trent’anni fa si credeva che la dislessia potesse dipendere da ciò. Il metodo che veniva seguito si chiamava Doman-Delacato, perchè faceva riferimento a questi due medici americani.
Bello anche il finale: Stefano recupera la memoria quando riesce a fare i conti col suo passato di bambino dislessico torturato da un padre che, invece, voleva solo aiutarlo.
Il film è credibile anche perchè parte della storia è vera ed è raccontata con accorato coinvolgimento degli attori. E chissà che si parli sempre più spesso di dislessia senza tabù e un pò più di informazione!
Si è piaciuto anche a me, interessante e avvincente.
Un film che descrive la dislessia in modo incorretto ….
Devo contraddirla sul giudizio che lei fa sul metodo Delacato. E’ un metodo scientificamente provato e non una sciocca pratica come lei la descrive.E’ vero che Umberto ha vissuto la terapia suddetta in maniera traumatica, ma il motivo è proprio nel fatto che nessuno fino a 14 anni aveva riconosciuto la sua dislessia. Il disagio che in lui è cresciuto durante il percorso scolastico in cui non riusciva a leggere come gli altri,lo ha reso ostile nei confronti di tutto e di tutti e in particolar modo nei confronti del padre che, anche se con enorme sacrificio e a caro prezzo, ha risolto il suo problema. Questo successo è stato raccontato dal padre, da Umberto e dal Neuropsichiatra infantile Augusto Paris,che ancora lavora e gode della stima dei suoi pazienti, nella trasmissione di Maurizio Costanzo. Se lei avesse letto il libro del padre di Umberto, come ho fatto io, avrebbe capito nella maniera giusta il messaggio del film in questione. Inoltre, avrebbe colto due importantissimi passaggi in cui il protagonista rivela di avere imparato a leggere. E, come succede per tantissimi figli, capisce di essere stato tanto amato, ma soprattutto di amare suo padre soltanto dopo la sua morte. Spero che questo lo abbia reso più libero.
Gentile Paola, conosco bene il metodo Delacato e a mio giudizio non è un metodo adeguato alle recenti ricerche scientifiche sul funzionamento del cervello nei dislessici. Per tutto il resto condivido con lei, tanto è che nel mio libro Le aquile sono nate per volare ho inserito proprio quel brano di Mio figlio non sa leggere di cui parla lei.
Lei quindi smentisce quello che Ugo Pirro racconta nel suo libro. Si è inventato soltanto una bella favola. A quali recenti ricerche scientifiche si riferisce? La mia attuale esperienza mi ha confermato che ancora la dislessia a scuola non viene riconosciuta. Quando finalmente emerge, soprattutto su sollecitazione dei genitori stanchi di sentirsi dire che il proprio figlio è soltanto uno sfaticato, la risposta è che non c’è niente da fare se non consigliare l’uso del computer che sicuramente facilita il compito, ma non risolve il problema. Io ho un’altra esperienza.
Gentile Paola, io non smentisco l’esperienza di Ugo Pirro, ma bisogna tenere conto che la dislessia viene compensata anche nei casi in cui non viene effettuato nessun intervento riabilitativo. Che non ci sia niente da fare lo dicono le persone ignoranti o gli insegnanti che non vogliono impegnarsi in un lavoro fatto di una didattica a misura di bimbi.
Gent.ma Rossella,
E’ la prima volta che mi lascio tentare ad interloquire via e-mail. Sono arrivata a lei perché cercavo un modo per contattare Umberto Pirro.
. A me piace parlare guardando le persone negli occhi e argomentare in maniera diretta. Avrei tante obiezioni da fare sulla sua teoria che lascia al caso e al tempo la riabilitazione e vorrei mettere in evidenza i rischi che questo comporto. Io parlo a ragion veduta. Sto vivendo questo problema, pratico il famigerato metodo Delacato e le assicuro con soddisfazione. La saluto scusandomi per essermi lasciata andare a contrapposizioni che lasciano il tempo che trovano. Le convinzioni personali sono difficili da rimuovere in maniera teorica e la lascio riproponendomi di leggere il suo libro. Le chiedo un favore. Conosce per caso un indirizzo di posta elettronica di Umberto Pirro? Grazie.
Gentile Paola, mi spiace ma non lo conosco. E’ vero interloquire sul web non è facile. Credo di essere un persona abbastanza aperta e sono comunque felice di sapere che con lei il metodo ha funzionato. Anche io lo conosco di persona, quando tanti anni fa ancora nessuno sapeva cosa fosse e l’ho utilizzato per altre patologie neurologiche. E’ una buona cosa, ma per me non è specifico per la dislessia. Buona vita