Riporto la posizione dell’Associazione Italiana Dislessia riguardo alle diagnosi di dislessia in Italia, anche dopo i recenti scambi di opinione in materia di diagnosi, come vi ho raccontato qui. Mi pare giusto che venga sottolineato, ancora una volta, l’importanza del protocollo da seguire (Consens Conference), ma anche il problema, ancora non risolto, delle diagnosi pubbliche o private.

Tratto da http://www.aiditalia.org

“L’AID ha contribuito in modo determinante alla stesura ed alla promulgazione della Legge 170/2010 ed  intende proseguire collaborando in modo sostanziale alla sua attuazione e proponendo eventuali miglioramenti. Lo scopo di questo documento è quello di esprimere un parere univoco della nostra associazione sull’iter diagnostico, che aiuti le istituzioni a operare le scelte corrette per favorire risposte adeguate alle esigenze dei DSA e delle loro famiglie e garantisca l’apporto delle singole professioni ad una diagnosi corretta.
PRINCIPI DELLA DIAGNOSI
1 – La diagnosi deve essere certa, precoce e fatta secondo i dettami della consensus conference 2007 e del Panel di aggiornamento della consensus conference 2011 e della Consensus Conference dell’Istituto Superiore della Sanità (2011).
2 – Deve essere garantita la diagnosi del servizio pubblico
3 – Deve essere consentita ai soggetti con DSA ed alle loro famiglie la libertà di scelta fra servizio pubblico e servizio privato.
SERVIZIO PUBBLICO E SERVIZIO PRIVATO
L’articolo 3 della legge 170 al primo comma recita: “La diagnosi dei DSA è effettuata nell’ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal servizio sanitario nazionale a legislazione vigente ed è comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello
studente. Le regioni nel cui territorio non sia possibile effettuare la diagnosi nell’ambito dei trattamenti specialistici erogati dal Servizio Sanitario Nazionale possono prevedere, nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, che la medesima diagnosi sia effettuata da specialisti o strutture accreditate.”
Purtroppo il servizio sanitario nazionale ospedaliero e territoriale, come l’AID quotidianamente constata in tutto il territorio nazionale, non è in grado di dare risposte in tempi accettabili alle esigenze dei DSA, e non solo in riferimento alla diagnosi; questa realtà, che esamineremo, rischia di pregiudicare i diritti e gli interessi degli studenti con DSA.
Il servizio pubblico con gli attuali carichi di lavoro ha liste d’attesa troppo spesso superiori ai sei mesi sia per la diagnosi che per la presa in carico. Anche quando ciò è avvenuto, la qualità della presa in carico risente della scarsità delle risorse disponibili. Anche i soggetti accreditati erogatori di prestazioni per conto del SSN , presentano lo stesso tipo di problematiche del Servizio Pubblico..
Inoltre poiché i dati epidemiologici dimostrano come al momento attuale solo un DSA su tre è riconosciuto, tali tempi di attesa sono destinati ad aumentare esponenzialmente,
L’AID ritiene che, affinché vengano garantiti a tutti i cittadini i diritti previsti dalla Legge 170/2010, sia necessario avvalersi di tutti i soggetti, pubblici e privati, che siano in grado di
garantire diagnosi formulate in modo competente ed appropriato.
Pertanto i provvedimenti regionali volti ad escludere tout court i soggetti privati dal novero di coloro che possono rilasciare certificazioni diagnostiche di DSA valide i fini della L.170, ledono di fatto i diritti dei DSA, impedendo a molti l’accesso ai diritti stabiliti dalla legge stessa.
La richiesta dell’AID è che tutti gli operatori sanitari in grado di fare diagnosi siano messi nelle condizioni di farla. Per garantire la qualità della diagnosi, facendo riferimento alle raccomandazioni delle Consensus Conference sui DSA (2007, 2011, 2011) si propongono i seguenti criteri.”

Un commento su “LA POSIZIONE DELL’AID SULLA DIAGNOSI”

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