Mi è stato consigliato il libro Proust e il Calamaro. Storia e Scienza del Cervello che legge. In attesa di leggerlo vi spiego di cosa si tratta… L’autrice, Maryanne Wolf è una nota neuroscienziata cognitivista. Studiosa della lettura, e in particolare della dislessia. Nel suo libro spiega che la lettura non è un’attitudine naturale dell’uomo, ma una sua invenzione, forse la più geniale, che risale a 6000 anni fa in Mesopotamia, con la scrittura cuneiforme dei Sumeri.
Ottimo esempio di architettura aperta, per imparare a leggere, il cervello umano ha dovuto, e ancora oggi ogni volta deve daccapo, creare sofisticati collegamenti tra strutture e circuiti neuronali in origine preposti ad altri più basilari processi, come la vista e la lingua parlata.
La lettura è una conquista, faticosa ma anche preziosa, perché innesca un cambiamento infinito: più parole si conoscono e si imparano a leggere, più concetti si riesce a esprimere, e a dialogare interiormente e con i più grandi autori e pensatori di ogni tempo.
… Tutto comincia con un adulto che si prende un bambino in braccio e comincia a leggergli una storia da un libro.
Leggere, rimarcava Proust nelle sua nota Sur la lecture, è il «fruttuoso miracolo di una comunicazione nel mezzo della solitudine». Per lui, la lettura era una specie di «santuario» capace di aprire molteplici piani di realtà che, altrimenti, non sarebbero mai stati conosciuti. Ciascuno di questi piani, ricorda la Wolf, trasforma la vita intellettuale dei lettori, senza obbligarli ad alzarsi dalle loro poltrone. Complementare al santuario di Proust è, per la Wolf, il calamaro, il cui assone centrale viene studiato a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso per comprendere il meccanismo di attivazione e trasmissione dei segnali da parte dei neuroni e osservare i processi cognitivi di funzionamente del cervello. A livello biologico (il calamaro) e culturale (il santuario di Proust), la lettura ha permesso e permette alla specie umana di produrre pensieri nuovi, superando e articolando l’informazione già data.
“Dobbiamo insegnare ai nostri bambini a essere bitestuali o multitestuali, cioè capaci di leggere e analizzare i testi in modo flessibile in modi diversi, con istruzioni più ponderate, a ogni stadio di sviluppo, sugli aspetti inferenziali, impegnativi, di ogni testo. Insegnare ai bambini a scoprire il mondo invisibile che si nasconde nelle parole scritte… Temo che molti nostri figli rischino di diventare proprio ciò da cui Socrate ci aveva messi in guardia – una società di decodificatori di informazioni, la cui falsa impressione di conoscenza li distrae dall’impegnarsi a valorizzare fino in fondo il loro potenziale intellettuale. Ma non è detto che avvenga, se li istruiremo bene.”
Grazie, interessantissimo, ho subito condiviso!
Grazie, ciao!