In questo libro tante storie, di bambini, adulti, genitori, tutti che hanno avuto a che fare con la dislessia…
 
…Ma io sono diverso o sono diversi gli altri? Mi chiamo Davide. Al ritorno dal primo giorno di scuola butto via la cartella e dico che non ne voglio più sapere. Il mio ostacolo è la lettura: quando leggo, le sillabe che sono dietro le metto davanti, cambio le parole, ma nonostante tutto capisco il significato del testo. Ogni scusa è buona per evitare quell’ingarbugliare che poco somiglia alla lettura. Un giorno una psichiatra infantile pronuncia la parola dislessia. Non voglio dire a nessuno che sono dislessico, nessuno sa che cosa sia la dislessia. Dalla prima elementare alla prima superiore, ogni mattina, prima di andare a scuola, accuso dolori e coliche addominali: a nulla valgono le medicine calmanti e le visite dal gastroenterologo. Rimango bocciato, ed ecco la svolta.
 
Trovo una classe di ragazzi che capiscono il problema, mi aiutano, mi proteggono e mi consolano quando gli insegnanti di inglese e di francese mi prendono in giro per i ripetuti errori nello scritto. Per gli insegnanti io sono un diverso, così quando faccio un compito bene significa che l’ho copiato o non è farina del mio sacco. Ma sono io diverso, o gli altri sono diversi da me? Ancora oggi a ripensarci sento come un dolore a pelle. La dislessia è così grave? No! Si può affrontare e risolverla. Odio chi la ignora: odio chi non capisce quale confusione mentale può esservi in un dislessico nel gestire certi quiz per la patente o un tema scolastico. Oggi ho 21 anni, frequento il secondo anno della facoltà di Scienze dell’Educazione, sono stato esonerato dalle tasse per merito perché ho la media del 29. Ora sono io a scegliere i miei tempi: poche parole, molto pensiero, riflessione; e mai e poi mai sentirsi schiacciati…”
 
da: Storie di dislessia, AAVV, 2002, Edizioni LibriLiberi

Una risposta

  1. Bellissima storia, anche se cela tanta sofferenza. Ma è bella, perchè c’è un lieto fine e poichè da speranza ad altri bimbi dislessici e a molte famiglie.
    Benchè oggi giorno ci sianano molti modi per conoscere e far circolare le informazioni c’è ancora molta ignoranza e pregiudizio, non solo nella scuola, ma spesso anche i pediatri ed i medici di base non sono adeguatamente informati.
    La cosa a mio avviso più terribile e che alcuni bimbi o ragazzi con DSA vengano derisi ed umiliati dagli insegnanti, compagni, magari anche alcuni parenti, che se proprio non hanno le competenze per aiutarli, sarebbe opportuno avessero almeno la decenza di tacere ed informarsi su cosa si può fare!

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