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Due bambini, visti in questa settimana, mi hanno fatto pensare: due casi diversi e simili allo stesso tempo. Due bambini con DSA ma che sono arrivati a valutazione con due richieste diverse.

Il primo, di otto anni e la III elementare appena ultimata, è giunto presso il Centro perchè la mamma riferiva una r non ben articolata… da quella r un pò “strana” è emerso un quadro di un DSA  importante, con prestazioni davvero basse sia nella lettura che nella scrittura. Non è stato facile, alla fine della mia valutazione, spiegare ai genitori di cosa stavo parlando perchè assolutamente all’oscuro di tutto.

Il secondo bambino, di undici anni, si appresta a cominciare la I media. E’ giunto perchè una professoressa aveva difficoltà a comprenderlo quando parlava a causa di un eloquio molto veloce (tachilalia). Strana richiesta quella di valutare il ritmo dell’eloquio troppo veloce, ma a volte puo accadere che ci sia un disturbo che assomigli alla balbuzie. E invece? Anche lui con un DSA, più lieve, già in fase di compenso, che gli causava un disturbo d’ansia a scuola tale da far risultare incomprensibile il suo linguaggio. Un ragazzino che faceva una fatica enorme per leggere rapidamente (ma non ci riusciva) e per scrivere senza errori (ma non ci riusciva…).

Che ne dite? Un eccesso di casi di dislessia? Sono tutti dislessici i bambini con qualche difficoltà scolastica? No!

Piuttosto voglio mettere in guardia genitori e docenti: dietro disturbi di linguaggio o di ansia scolastica spesso si nasconde altro. Se si vuole il bene dei bambini bisogna essere informati, formati e comprendere. Questo vale soprattutto per i docenti che tralasciano disturbi che, a loro avviso, sono di poca importanza, senza considerare cosa quel bambino stia vivendo in termini di fatica ad apprendere. Quanta ansia, soprattutto se hanno un certo amor proprio, per mantenere dei risultati accettabili, perchè non vogliono che si dica che sono dei poco di buono!

Quindi cominciare un percorso logopedico può essere d’aiuto, anche quando sono grandicelli, o per lo meno, ci si prova e si vede cosa accade. Inoltre, poter cominciare a comprendere le proprie difficoltà è sempre terapeutico ed è il primo passo per stabilire la propria identità.

In ultimo, ma non per ultimo, adottare tutti gli strumenti adatti nella scuola… Perchè accadono storie come questa che una mamma oggi mi ha raccontato: il figlio bocciato per la II volta (una volta in I superiore e poi in II). Perchè? Perchè, nonostante la diagnosi, durante l’anno i docenti le avevano detto che il ragazzo non aveva problemi e, quindi, non necessitava di un PDP. E a giugno la sorpresa: bocciato!

Che ne dite? Quello che credo non abbiano capito molti docenti è che, anche se il disturbo non è più “apparente”, come è tipico in un DSA compensato, questo non significa che quel ragazzo non abbia problemi, che non faccia una fatica mostruosa per rimanere al passo! E’ come dire ad un miope: non usare gli occhiali, tanto se ti sforzi un pò ci puoi vedere lo stesso. Il miope rimarrebbe miope, anzi: lo sforzo potrebbe farlo desistere dal leggere o dal fare altre cose in cui è importante vedere bene. Mollerebbe tutto… In realtà basterebbero solo un paio di occhiali!

In realtà: alla scuola manca proprio un bel paio di occhiali per imparare a vedere la realtà di questi ragazzi, ancora troppo misconosciuti!

 

Un commento su “QUANDO LA DISLESSIA GIOCA A NASCONDINO”

  • e tanti ancora pensano che sia solo mancanza di esercizio… che sia eccesso di ansia dei genitori… che noi non esistiamo… e pensano che la legge che ci tutela non sia stata promulgata per tutelare una diversita’ naturale ma per proteggere dei lazzaroni… la dive invece serve a impedire di “legare il braccio sinistro ai mancini e togliere gli occhiali ai miopi”

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