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P.A.N.D.A.S.: UNA SINDROME PEDIATRICA POCO CONOSCIUTA

Oggi ospito la testimonianza di una mamma che mi ha chiesto di parlare di PANDAS. Cosa significa? Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with a group A beta-hemolytic streptococcal infection. Devo ammettere la mia ignoranza in merito, ecco perchè ho chiesto a lei di scriverne. Vi chiedo di andare fino in fondo all'articolo: potrebbe…

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DISLESSIA: IL MODO PIU’ NATURALE DI ESSERE

Immagine presa da Varsity In un bellissimo blog in cui si trovano articoli stranieri perfettamente tradotti, presi dai principali quotidiani internazionali ho trovato un  articolo dal titolo La fortuna di essere dislessico. Il poeta britannico BENJAMIN ZEPHANIAH scrive:  Se qualcuno non capisce la dislessia, il problema è suo. Così come se qualcuno mi discrimina per via della mia razza…

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NASCE LA FONDAZIONE ITALIANA DISLESSIA

Oggi ho scoperto una importante novità: è nata la Fondazione Italiana Dislessia , "un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS) che persegue finalità di solidarietà sociale e ricerca scientifica, con peculiare riferimento alle implicazioni che i Disturbi Evolutivi Specifici dell’Apprendimento, meglio conosciuti con l’acronimo DSA, comportano in campo sanitario, scolastico, lavorativo e sociale. Opera in modo sinergico con…

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GUEST POST: I LAPBOOK DI GRETA BIENATI

ll Oggi è ospite sul mio blog Greta Bienati (che vi ho presentato qui), una presenza che sono convinta servirà sia ai genitori che agli insegnanti che mi seguono. Un grazie sincero a Greta.

Nel corso della prima elementare tutti gli sforzi dell'insegnante sono diretti all'insegnamento della lettura e della scrittura. I bambini devono per prima cosa imparare a leggere e a scrivere altrimenti, vi dirà l'insegnante, non è possibile fare nient'altro.

Un assunto all'apparenza ragionevole, che invece poggia su di un solido pregiudizio: ovvero che il canale privilegiato dell'apprendimento sia costituito dalla lingua scritta e che il principale strumento scolastico debbano essere i libri e i quaderni.

Le insegnanti della scuola materna, da parte loro, sanno bene che le cose non stanno affatto così: per tre anni hanno proposto ai bambini le attività e i contenuti più disparati e complessi senza mai utilizzare la lingua scritta, ma attraverso esperienze dirette, attività artistiche, uscite mirate.

Tutti questi strumenti, straordinariamente efficaci e potenti, vengono accantonati quando i bambini entrano a scuola, sono ritenuti “cose da asilo”, mentre l'unica istruzione valida diventa quella impartita attraverso i libri.

Si tratta di una perdita enorme, di una vera e propria deprivazione culturale. Questo atteggiamento limita e danneggia lo sviluppo intellettivo di tutti i bambini, e diventa particolarmente problematico con quegli alunni che non hanno nell'intelligenza verbale il loro canale di comunicazione privilegiato. Non si tratta solo dei bambini dislessici o di coloro che hanno delle diagnosi di DSA: molti adulti e bambini si relazionano con il mondo non attraverso il linguaggio verbale, ma attraverso un'attenzione alle immagini, allo spazio, al movimento, alla relazione interpersonale.

Una scuola davvero completa dovrebbe proporre una pluralità di linguaggi e di esperienze per consentire a ciascuno di accedere ai contenuti mediante il proprio canale privilegiato e poi, partendo da lì, di esplorare gli altri aspetti, arricchendo la propria esperienza.

Una didattica plurale, che comprenda, accanto ai libri, anche le attività artistiche e manuali, l'esperienza diretta, gli audiovisivi, il movimento, non è di beneficio solo per chi non privilegia l'intelligenza verbale, ma permette a tutti di svilupparsi in modo più completo, sano, flessibile.

Lavorare con un approccio plurale non significa affatto rinunciare ai contenuti. Possiamo continuare a svolgere i programmi previsti, modificando gli strumenti con cui li proponiamo.

Prendiamo come esempio la grammatica, che all'apparenza dovrebbe essere il regno del linguaggio verbale. Per lavorare sulle parti del discorso possiamo proporre un semplice racconto, ricco di immagini, che poi i bambini potranno illustrare e drammatizzare. Con dei materiali di recupero i bambini, divisi in gruppi, costruiranno il paesaggio del racconto, completandolo con i verbi, gli aggettivi, i nomi. La narrazione, l'immagine, la manipolazione permetteranno a tutti di comprendere i concetti fondamentali, ognuno secondo il suo canale privilegiato.

 Un percorso che utilizza molteplici fonti e attività richiede poi di essere sistematizzato e riordinato, così da diventare disponibile per lo studio e il ripasso. Uno strumento molto utile in questo senso è il lapbook, una sorta di cartelletta che contiene dei mini libri, di forma e dimensione differenti. Nel lapbook possiamo organizzare i contenuti appresi secondo una mappa concettuale, ovvero organizzandoli nello spazio. Utilizzando immagini, brevi testi, forme particolari, sarà possibile comprendere e memorizzare, senza bisogno di spiegazioni verbali.

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LE MAPPE PER LO STUDIO: LIBRI, SITI E PROGRAMMI GRATUITI

PA KEY Consulting   Il libro Insegnare e imparare con le mappe può essere utile a sciogliere questi dubbi. Infatti analizza e confronta i tipi di rappresentazione grafica più efficaci, ciascuno con un diverso modello logico-visivo e con uno scopo cognitivo differente. Nel volume si forniscono inoltre indicazioni operative per ridurre i rischi sottesi al…

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